Le azioni di adattamento

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C.1.8 - Indirizzi per la pianificazione ai fini della riduzione della vulnerabilità in ambito costiero

Soggetti coinvolti: Regione, Comuni, Unioni dei Comuni, Province, ARSTPC

Le aree costiere sono fortemente esposte a fenomeni e rischi meteo-marini. La previsione del loro acuirsi, negli scenari climatici attesi, impone di mettere in campo politiche che, attraverso opportune strategie e azioni, possano contribuire in particolare alla messa in sicurezza degli ambiti urbanizzati.

Si tratta quindi di creare sinergie fra gli obiettivi di riduzione della vulnerabilità e degli impatti dagli eventi meteo-marini, con quelli che riguardano la rigenerazione urbana e gli obiettivi di qualificazione e sostenibilità sociale, economica e ambientale che caratterizzano il PUG, ai sensi della L.R. 24/2017.

Altrettanto, le misure per la riduzione della vulnerabilità e del rischio costiero potranno dispiegarsi in coerenza con le disposizioni del PTPR per il sistema costiero (art.12): la conservazione delle morfologie costiere nelle aree meno interessate da processi di antropizzazione, la ricostituzione di elementi di naturalità e dell’apparato morfologico e vegetazionale del cordone dunoso – laddove possibile – nelle zone urbanizzate, la pedonalizzazione dei lungomare, per consentire la continuità tra l’arenile e l’edificato retrostante, il trasferimento del traffico veicolare su tracciati alternativi, il mantenimento e, quando possibile, il ripristino dei varchi tra l’entroterra e il mare, sono tutte misure che possono contribuire al rafforzamento della resilienza di questo ambito.

I Comuni costieri assumono le mappe di pericolosità e di rischio elaborate nell’ambito del Piano Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) quale elemento costitutivo del Quadro Conoscitivo del Piano Urbanistico Generale (PUG). Nelle aree costiere a rischio potenziale significativo, i piani urbanistici concorrono alla riduzione della vulnerabilità per fenomeni di erosione, alluvione e inondazione marina, in relazione agli eventi attesi, anche tramite interventi di riuso e rigenerazione urbana degli ambiti esposti al rischio.

A tale scopo si individuano le seguenti linee di indirizzo:


AA.2.3 (continua) - STRATEGIA PER LA QUALITÀ URBANA ED ECOLOGICO AMBIENTALE e ValSAT

Con il supporto dei soggetti aderenti al “Patto per la Costa”, sarà sviluppata una metodologia operativa che, partendo dallo scenario attuale e di riferimento (definiti come indicato ai punti AA-2.1 e AA-2.2 del presente documento), consenta di costruire lo scenario di Piano, cioè di definire l'assetto spaziale di massima degli interventi e delle misure ritenute necessarie per la mitigazione delle situazioni di vulnerabilità accertate. La progressiva definizione dello scenario di Piano dovrà esaminare misure alternative, la cui comparazione darà luogo a scelte specifiche di Strategia e relative priorità d’intervento. L’orizzonte temporale da assumere a riferimento dovrà essere desunto dal quadro diagnostico, declinando gli indirizzi indicati al punto AA-2.1, in considerazione dell’entità economica delle misure di mitigazione e del loro impatto sui territori e sulle popolazioni interessate.

A fronte della complessità del processo decisionale, risulterà determinante il sistema di supporto decisionale strutturato dalla ValSAT, in particolare quando nei luoghi impattati si concentrano valori socio-economici significativamente rilevanti per le comunità. In fase attuativa, la valutazione dei progetti di trasformazione dovrà essere sviluppata a partire da una analisi costi-benefici, che tenga in considerazione sia il costo delle opere da realizzare per la riduzione della pericolosità e dei danni attesi, sia il valore dei beni impattati (indicazioni in proposito sono fornite nel paragrafo B.3.2.1 della Strategia GIDAC e al successivo punto AT-2.2 del presente documento).


AA.2.3 (continua) - La SQUEA (Strategia per la Qualità Urbana ed Ecologico Ambientale)

La SQUEA (Strategia per la Qualità Urbana ed Ecologico Ambientale), in coerenza con le disposizioni del PTPR, potrà favorire:

  • zone di riqualificazione della costa e dell'arenile (art. 13) e fronti mare;

  1. la protezione del fronte mare e delle aree edificate preferibilmente attraverso sistemi di difesa naturali, quali il ripristino delle morfologie costiere e del cordone dunoso;il mantenimento delle aree libere da destinare a dotazioni ecologico-ambientale ai fini della riduzione della vulnerabilità;

  2. l’innalzamento delle quote altimetriche dei waterfront rispetto al livello spiaggia, anche con cambi altimetrici progressivi e variabili;

  3. la previsione di spazi potenzialmente destinabili ad allagamento controllato, favorendo la massima permeabilità delle aree libere e dei percorsi per la mobilità dolce e corredando tali spazi di adeguata vegetazione, al fine di migliorare il deflusso delle acque anche di provenienza marina;

  • zone urbanizzate in ambito costiero e ambiti di qualificazione dell’immagine turistica (art. 14)

  1. la valorizzazione delle aree libere residue, quali elementi strategici per la qualificazione del tessuto edificato esistente e di miglioramento della qualità urbana. Va promossa la realizzazione di aree multifunzionali che svolgano sia la funzione di dotazioni ecologico-ambientali finalizzate alla riduzione della vulnerabilità delle aree circostanti, sia quella di spazi verdi aperti alla fruizione e alla mobilità pedo ciclabile, anche arborati, e destinati al tempo libero;

  2. le operazioni di rigenerazione che prevedano l'accorpamento degli edifici, in particolare quelli a destinazione ricettiva-turistica, ai fini del recupero ed incremento di spazi all'aperto, verde privato, servizi pubblici e di pubblico interesse che contribuiscano a rafforzare la resilienza dell’ambito urbano;

  3. per gli interventi soggetti ad Accordo Operativo, la definizione di requisiti prestazionali diretti ad una puntuale e misurabile riduzione della vulnerabilità rispetto alla situazione pregressa, ai fini della valutazione della sostenibilità della trasformazione stessa.


AA.2.3 (continua) - DISCIPLINA DI PIANO

● DISCIPLINA DI PIANO

Le disposizioni normative della Disciplina dovranno essere orientate a limitare l’esposizione di cose e persone ai rischi derivanti da eventi meteo-marini, differenziando le modalità di intervento in relazione al livello di pericolosità valutato dal PGRA (D.G.R. 1300/2016), al fine di conseguire i seguenti obiettivi specifici:

  • tutte le aree potenzialmente interessate da alluvioni (P1, P2, P3)

  1. minimizzare il rischio negli interventi di trasformazione urbanistica e infrastrutturale, richiedendo l’adozione di soluzioni progettuali e misure di protezione passiva idonee, da progettarsi sulla base di uno studio di dettaglio su morfologia e vulnerabilità dell’area di intervento, in coerenza con lo scenario di Piano;

  2. non comportare un aggravio dell’esposizione al rischio delle aree confinanti nella realizzazione degli interventi di riduzione della vulnerabilità di edifici ed infrastrutture;

  • aree P3, inondazioni frequenti (Tr 10 anni)

  1. contenere il carico urbanistico, fino a sancire il divieto di realizzare nuove costruzioni permanenti nelle aree a pericolosità più elevata;

  2. subordinare alla riduzione della vulnerabilità e del danno atteso tutti gli interventi sugli immobili esistenti eccedenti quelli manutentivi, individuando specifici requisiti prestazionali da conseguire, articolati in funzione dei tiranti idrici stimati;

  • aree P2, inondazioni poco frequenti (Tr 100 anni)
  1. subordinare alla riduzione della vulnerabilità e del danno atteso tutti gli interventi sugli immobili esistenti che comportino incremento di carico urbanistico, individuando specifici requisiti prestazionali da conseguire, articolati in funzione dei tiranti idrici stimati.

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